Patologia Carotidea

Patologia carotidea

Gli accidenti cerebrovascolari costituiscono la terza causa di morte nei paesi industrializzati:quadri clinici che si manifestano come ictus e paresi.

La patologia dell'arteria carotidea si verifica quando il diametro delle arterie principali del collo si restringe. Questi vasi, chiamati arterie carotidi, permettono il passaggio di sangue al cervello.
Le arterie carotidee nascono dall’ aorta a livello toracico e si estendono fino al cervello.


Il determinare la reale compromissione della carotidea appare difficile, in quanto la malattia nella stragrande maggioranza dei casi risulta asintomatica e solo un'attenta valutazione strumentale può evidenziarne la presenza.

Il rischio di sviluppare la patologia carotidea è correlato con l’età avanzata. Solo l'1% degli adulti di età compresa tra 50-59 ha un notevole restringimento del diametro delle arterie carotidi, al contrario il 10% di adulti di età compresa tra 80-89 anni ha una patologia carotidea severa ed estesa.
Le arterie hanno pareti lisce e senza ostacoli al loro interno, ma con l’età e la presenza di altri fattori di rischio come il colesterolo LDL elevato, il fumo, il diabete mellito, si possono accumulare sulle pareti dei vasi sostanze che vanno a favorire la formazione di placche. La placca è costituita da colesterolo, calcio e tessuto fibroso. Questa placca ha un’evoluzione e accrescimento progressivi e ciò comporta un restringimento sempre maggiore del diametro del vaso e un irrigidimento delle pareti.
Questo processo è chiamato aterosclerosi. Quando la placca raggiunge dimensioni tali da comportare una riduzione del flusso sanguigno possiamo affermare di essere in presenza di una patologia carotidea.


La maggior parte dei pazienti, come già ricordato, è asintomatica al momento della diagnosi.

In corso di valutazione clinica possiamo riscontrare soffi carotidei, oppure il paziente può riferirci di disturbi oculari o transitori fenomeni di incapacità funzionale degli arti. Anche transitori disturbi di amnesia o perdita di coscienza ci devo far sospettare la possibile presenza di una patologia carotidea

Le possibilità di diagnosi strumentale consistono in:
Indagine EcoColorDoppler dei segmenti arteriosi carotidei e vertebrali
AngioTC/AngioRM: utili nella valutazione secondaria di lesioni che all'ECD appaiono di difficile definizione per problemi anatomici o di calcificazioni della placca
Angiografia: una volta utilizzata nello screening preoperatorio in pazienti chirurgici, viene utilizzata ora in previsione di l trattamento carotideo endovascolare.


Il trattamento della patologia steno-cclusiva carotidea è sempre stato oggetto di discussione fra neurologi e chirurghi, i primi più propensi a correggere i fattori di rischio associando un'adeguata terapia antiaggregante; i secondi, forti degli ottimi risultati ottenuti e della bassa incidenza di complicanze, pronti ad allargare il target dei pazienti da trattare.
L'avvento dell'angioplastica + stenting carotideo ha incrementato le opportunità terapeutiche.

Caposaldo della terapia medica è la correzione dei fattori di rischio:

stop al fumo
controllo farmacologico della pressione arteriosa
adeguato controllo della glicemia
terapia dietetica e/o farmacologica delle dislipidemie (colesterolo e trigiceridi)
terapia vitaminica per la normalizzazione dei valori di omocisteina (favorisce la coagulazione del sangue).

E’ possibile modificare la fluidità del sangue utilizzando la terapia antiaggregante.I farmaci più utilizzati in questo caso sono:
Acido AcetilSalicinico –ASA (Aspirina) rappresenta ancora la prima scelta.
Pazienti intolleranti all'ASA devono essere trattati con farmaci equivalenti per attività di azione (Ticlopidina,Plavix..)

Il trattamento chirurgico tradizionale consiste nell ristabilire il lume arterioso nativo attraverso l'asportazione delle placche steno-occludenti ripristinando in questo modo la pervietà del vaso e prevenendo il rischio di embolizzazione:
è questa la Tromboendoarterectomia (TEA)
I vantaggi consistono in:
Complicanze chirurgiche inferiori 2% in centri altamente qualificati.
Cura la malattia eliminando la lesione ateromasica responsabile della stenosi.
Ottima pervietà a lunga distanza con bassa percentuale nuove stenosi dell’arteria (5-8%).

Gli svantaggi possono essere legati alle possibili complicazioni cardiache legate all’intervento stesso in un paziente vasculopatico sistemico e alla compressione dei nervi del cranio e del collo durante l’intervento che possono dare transitorie paresi dei muscoli

L’intervento endovascolare (CAS) consiste nel ristabilire il lume arterioso attraverso la dilatazione del segmento del vaso occupato dalla placca , ricreando un nuovo lume tramite un catetere con pallone e quindi posizionare uno stent

I Vantaggi sono:
una compromissione cardiaca minore in corso di trattamento ed ovviamente minor aggressività e disagio per il paziente (puntura femorale in anestesia locale)
Ottima pervietà a media distanza con relativamente bassa percentuale di nuovi restringimenti (15%).
Complicanze neurologiche locali minime (1%)

Gli svantaggi sono legati a più alte complicanze neurologiche in corso di trattamento , a 30 giorni più del 5%

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